DALLA QUANTITA’ ALLA QUALITA’ DELLA VITA :
LA
SELEZIONE r/K E LO SVILUPPO UMANO.
di
Francis Heylighen
(Centrum Leo Apostel , Vrije
Universiteit Brussel)
Jan L. Bernheim
(Dept of Human Ecology,Vrije
Universiteit Brussel)
ABSTRACT: Privilegiando apparentemente la quantità,piuttosto che la qualità,la fitness evoluzionistica viene definita dal numero dei
discendenti di un organismo che sopravviverà nelle generazioni future. Tuttavia, i modelli di crescita della popolazione distinguono tra
"selezione r", che si verifica in ambienti imprevedibili e rischiosi,
e "selezione K", caratterizzanti ambienti stabili. Se la prole ha
un'elevata probabilità di essere uccisa da predatori, malattie o altri fattori
incontrollabili, la scommessa più sicura è produrre il maggior numero di figli il più rapidamente possibile (r). Se la prole ha molte possibilità di maturare,
ma ha bisogno di tutta la sua forza e intelligenza per sfruttare in modo
efficiente risorse scarse, è più saggio mirare alla qualità (K). La scelta tra le
due strategie dipende dall'esperienza precoce: le persone allevati in un
ambiente stressante presentano caratteri tipici r, come molti e precoci
contatti sessuali,famiglie estese,assunzione di rischi e aspettative di vita
di breve durata; in un ambiente sicuro, avranno tipicamente una minore
fertilità e una maggiore speranza di vita e investiranno in benefici a lungo
termine come l'istruzione. Lo sviluppo socioeconomico insieme alla transizione
demografica e l'obiettivo di massimizzare la qualità della vita (quality of
life-QOL) può essere considerato come un passaggio da una strategia r a una
strategia K dell'umanità.
La visione evoluzionistica della QOL
La visione evoluzionistica della QOL
La
qualità della vita (QOL) sta diventando un concetto molto diffuso e utilizzato
in un numero crescente di contesti. Tuttavia la maggior parte delle persone ha
solo un senso intuitivo di ciò che significa ed è difficile trovare una buona
definizione.
I ricercatori si sono concentrati principalmente sui metodi empirici per misurare QOL, utilizzando misure soggettive come la soddisfazione di vita, la felicità o il benessere soggettivo (SWB) e quelle oggettive come l'indice di sviluppo umano [UNDP, 1999] o l’Indice fisico della qualità della vita. Mentre è stato dimostrato che in pratica i diversi metodi concordano principalmente nel distinguere un QOL elevato da basso QOL [vedi p. Heylighen & Bernheim, 2000], manca ancora una base teorica unificata.
I ricercatori si sono concentrati principalmente sui metodi empirici per misurare QOL, utilizzando misure soggettive come la soddisfazione di vita, la felicità o il benessere soggettivo (SWB) e quelle oggettive come l'indice di sviluppo umano [UNDP, 1999] o l’Indice fisico della qualità della vita. Mentre è stato dimostrato che in pratica i diversi metodi concordano principalmente nel distinguere un QOL elevato da basso QOL [vedi p. Heylighen & Bernheim, 2000], manca ancora una base teorica unificata.
Il
presente documento propone di cercare un tale fondamento nella scienza della
vita stessa.
La biologia si fonda sulla teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Gli organismi viventi esistono perché sono stati selezionati per la loro capacità di sopravvivere e riprodursi. Questa osservazione è riassunta dal principio della "sopravvivenza del più adatto". Nella teoria evoluzionistica attuale, la fitness non è più definita come forza intrinseca o adattamento all'ambiente, ma come tasso medio di successo della riproduzione a lungo termine. Più precisamente, la fitness F di un tipo di organismo può essere definito come il numero previsto di individui nella generazione successiva diviso per il numero presente. Pertanto, F> 1 significa che questo tipo di organismo dovrebbe diventare più comune, F = 1 che la popolazione rimarrà costante, e F <1 che diminuirà ed eventualmente si estinguerà. La logica della selezione naturale è semplicemente che le varianti con una fitness più bassa perdono nella concorrenza con gli altri, e alla fine scompaiono. Così, l'evoluzione cerca costantemente di massimizzare la fitness. Possiamo riassumere questa intuizione osservando che, secondo la teoria darwiniana, la fitness è il vero significato della vita, ossia l'obiettivo fondamentale che tutti gli organismi viventi tentano implicitamente di raggiungere, la proprietà che li caratterizza come vivente e il motivo originario per cui essi sono nati.
La biologia si fonda sulla teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Gli organismi viventi esistono perché sono stati selezionati per la loro capacità di sopravvivere e riprodursi. Questa osservazione è riassunta dal principio della "sopravvivenza del più adatto". Nella teoria evoluzionistica attuale, la fitness non è più definita come forza intrinseca o adattamento all'ambiente, ma come tasso medio di successo della riproduzione a lungo termine. Più precisamente, la fitness F di un tipo di organismo può essere definito come il numero previsto di individui nella generazione successiva diviso per il numero presente. Pertanto, F> 1 significa che questo tipo di organismo dovrebbe diventare più comune, F = 1 che la popolazione rimarrà costante, e F <1 che diminuirà ed eventualmente si estinguerà. La logica della selezione naturale è semplicemente che le varianti con una fitness più bassa perdono nella concorrenza con gli altri, e alla fine scompaiono. Così, l'evoluzione cerca costantemente di massimizzare la fitness. Possiamo riassumere questa intuizione osservando che, secondo la teoria darwiniana, la fitness è il vero significato della vita, ossia l'obiettivo fondamentale che tutti gli organismi viventi tentano implicitamente di raggiungere, la proprietà che li caratterizza come vivente e il motivo originario per cui essi sono nati.
A
prima vista, questa affermazione appare come un'istanza di riduzionismo
biologico rigido, sostituendo valori illuminati e umanistici con una lotta
machiavelliana per la vita. I commentatori di oggi sono molto più propensi a
trovare il senso della vita nella lotta per la felicità o QOL per l'umanità nel
suo complesso. Tuttavia, desideriamo sostenere che questi punti di vista
possono essere riconciliati e che nel nostro attuale contesto umano, la fitness
e il QOL / SWB sono in realtà due aspetti dello stesso fenomeno.
Ciò
è più evidente per le misure soggettive di QOL, poiché la felicità può essere
definita come la somma dei nostri sentimenti accumulati di piacere e di
dispiacere. Sul piano biologico questi sentimenti rappresentano il grado in cui
i nostri bisogni geneticamente ereditati sono soddisfatti [Heylighen &
Bernheim, 2000]. Così, le cose piacevoli, come il sesso, il cibo, e la
compagnia, tipicamente corrispondono a opportunità che sono suscettibili di
migliorare la nostra fitness , mentre le esperienze spiacevoli, come la fame,
la sete, e il dolore fisico, rappresentano situazioni pericolose che è meglio
evitare se vogliamo mantenere la nostra fitness. Naturalmente, la
corrispondenza è imperfetta, in quanto l'evoluzione non ha ancora avuto il
tempo di raggiungere nuove circostanze. Così, possiamo trovare il piacere in
bibite artificialmente zuccherate, l'eroina ed il tabacco che realmente
riducono la nostra fitness. Ma tale risultato tutt’altro che perfetto c’è
sempre da aspettarselo dal processo lento e casuale di prova-e-errore che è
l'evoluzione biologica.
Il problema centrale è come
conciliare la visione biologica della fitness con quello che conosciamo sulle
misure oggettive di QOL. La Fitness è definita dalla quantità di prole che
sopravviverà nella prossima generazione, mentre QOL per definizione si
concentra sulla qualità della nostra vita. Nella nostra società attuale, la sopravvivenza della
prole è virtualmente garantita e,del resto,l'obiettivo per un elevato numero di
discendenti produrrebbe solo un aumento insostenibile della popolazione e del
consumo di risorse. Su un pianeta limitato nello spazio e in risorse, tale crescita esponenziale porterebbe a un crollo, caratterizzato
dalla fame, dall'inquinamento e dalla guerra a cui abbiamo già assistito per numerose popolazioni del Terzo Mondo in rapida crescita, come il Ruanda. La
massimizzazione della quantità che definisce l'idoneità sembra quindi
antitetica alla qualità della vita come la intendiamo. Per risolvere questo
paradosso, dobbiamo dare un'occhiata più accurata ai meccanismi della crescita
della popolazione e della selezione naturale.
Modello r-K di crescita della popolazione
Nelle dinamiche della popolazione, l'aumento del numero di individui nel tempo t [N (t)] è tradizionalmente rappresentato dalla seguente equazione di Verhulst:
L'equazione
esprime il fatto che la crescita della popolazione (dN) è in primo luogo
proporzionale alla popolazione (N) che è già presente - poiché più individui hanno
più prole-, ma alla fine limitata dalla capacità di carico K dell'ambiente, in
modo che la crescita diventi zero quando la popolazione raggiunge questo limite
(N = K). La funzione N (t) che è la soluzione di questa equazione differenziale
è chiamata funzione logistica. Ha una caratteristica forma sigmoide (simile a
una S), come descritto in Figura 1. Quando si guarda questa curva vediamo
inizialmente (dopo poco t) una crescita accelerata, esponenziale, come si può
aspettare da un processo in cui l'aumento è proporzionale a quello che è già
presente. La velocità di questa crescita è rappresentata dal parametro r: più
grande sarà r, maggiore sarà l'aumento
in percentuale della popolazione, vale a dire maggiore è il numero di prole
prodotte per genitore. Tuttavia, questa crescita rallenta e raggiungerà infine un
massimale, poiché le risorse disponibili sono esaurite e la popolazione si
avvicina al suo massimo indicato dal parametro K.
Possiamo
distinguere tre fasi successive nel processo:
1) una fase di crescita quasi esponenziale, dominata dal fattore r;
2) una fase intermedia in cui la velocità di crescita cambia da incremento a diminuzione;
3) infine una fase di maturazione, dove la crescita rallenta a zero, dominata dal soffitto fisso K (vedi Figura 1).
Se ci concentriamo sulle due fasi estreme, troviamo due tipi contrastanti di dinamiche di popolazione, che in evoluzione corrispondono a ciò che viene chiamato rispettivamente la selezione r e la selezione K (Pianka, 1970; Wilson, 1975].
1) una fase di crescita quasi esponenziale, dominata dal fattore r;
2) una fase intermedia in cui la velocità di crescita cambia da incremento a diminuzione;
3) infine una fase di maturazione, dove la crescita rallenta a zero, dominata dal soffitto fisso K (vedi Figura 1).
Se ci concentriamo sulle due fasi estreme, troviamo due tipi contrastanti di dinamiche di popolazione, che in evoluzione corrispondono a ciò che viene chiamato rispettivamente la selezione r e la selezione K (Pianka, 1970; Wilson, 1975].
Vediamo cosa comporta la fase K matura. In un ambiente stabile con una disponibilità
fissa di risorse, la popolazione si stabilizzerà attorno al valore K. In questo
ambiente, non ha senso generare molta prole, poiché il cibo è troppo scarso per
mantenerli tutti vivi. Per il poco cibo disponibile, ci sarà un sacco di
concorrenza, e pertanto si investe per preparare bene la prole, rendendo i figli il più possibile efficienti,forti e adattati. In altre parole, è meglio investire
in qualità che in quantità. Dato che l'ambiente è prevedibile, vale la pena di
mirare a lungo termine, permettendo alla progenie di crescere, svilupparsi e
imparare per il più tempo possibile, in modo da raccogliere la massima forza e
competenza. Così, gli organismi tendono ad avere pochi figli che vivono più a
lungo. Inoltre, i discendenti vengono selezionati per essere grandi, ben
protetti, efficienti dal punto di vista energetico e intelligenti, in modo da
poter vivere a lungo. Dal momento che hanno molto da perdere e poco da
guadagnarsi per entrare in situazioni pericolose, tendono ad evitare rischi.
Tale modello maturo di sviluppo verso l'equilibrio non è possibile quando
l'ambiente è intrinsecamente pericoloso e instabile. Ciò può accadere ad
esempio perché ci sono grandi fluttuazioni nella disponibilità di cibo,
cambiamenti climatici, epidemie di parassiti o predatori. In tali circostanze,
la vita di un individuo è fondamentalmente imprevedibile e i genitori non hanno
alcun controllo su quale dei loro discendenti sopravviverà o meno.Quando
la vita è una lotteria, l'unico modo per aumentare le tue possibilità di
successo è aumentare il numero di biglietti che ottieni. Così, gli organismi
vengono scelti per produrre il maggior numero possibile di figli il più
rapidamente possibile (vale a dire massimizzare r), nella speranza che almeno
uno di loro sopravviverà. Poiché la maggior parte delle persone viene ucciso in
una fase precoce, la popolazione raramente raggiunge la capacità di carico
dell'ambiente, e quindi spesso c'è un surplus di risorse. Pertanto, è
conveniente aumentare rapidamente il numero in modo da trarre profitto da
questa eccedenza. Quando l'eccedenza è esaurita, la popolazione precipiterà, ma
questo sarebbe accaduto comunque a causa di fattori incontrollabili. Inoltre,
poiché il potenziale premio è grande, mentre c'è poco da perdere in un ambiente
intrinsecamente pericoloso, paga rischiare per ottenere queste risorse.
Tale
selezione r è tipica di specie che hanno molta prole con una vita di breve durata, come
batteri, mosche, topi, gramigna,conigli. La selezione K è tipica per gli
organismi la cui prole è poca ma di lunga durata di vita, come querce,
elefanti, pappagalli e umani. Dobbiamo aggiungere due restrizioni a questa
semplice distinzione.
In
primo luogo, la scelta tra una strategia r e una strategia K è un compromesso
tra quantità (velocità di riproduzione, numero di prole) e qualità (competenza
per la sopravvivenza): l'energia o lo sforzo investito in una non possono
essere utilizzati per l'altra e quindi le specie devono allocare con precisione lo sforzo investito in ciascuno, al fine di massimizzare la
fitness. Poiché la sopravvivenza è necessaria per la riproduzione, ma
nessun sistema vivente può sopravvivere indefinitamente e perciò deve essere
sostituito dalla sua prole, la strategia ideale è sempre una miscela di
entrambi. Pertanto, la scelta di una particolare strategia è sempre relativa: i
conigli seguono più di una strategia r rispetto all'uomo, ma più di una
strategia K relativa alle mosche di frutta. Anche all'interno di una specie c'è
un margine di variazione all'interno del continuum r-K. Ad esempio, i
ricercatori hanno scoperto due varietà opposte della stessa specie, una che
vive nel continente dove sono minacciati da predatori, un'altra che vive su un'isola dove la
loro vita è più sicura. Si è scoperto che anche in cattività la varietà
dell'isola ha vissuto più a lungo e ha avuto meno prole, cioè ha seguito più di
una strategia K rispetto alla sua cugina continentale.
Secondo, la selezione r-K è
semplicemente il modello più elementare all'interno della teoria della storia
della vita più completa [Stearns, 1992], che esamina come la selezione naturale
influenza le diverse fasi della vita di un organismo. Ad esempio, i pericoli e
le opportunità sono molto diversi per un bruco e per una farfalla, anche se
entrambi sono stadi dello stesso organismo. Per alcuni tipi di organismi, quali
le carpe o gli alberi, la fase giovanile è molto più vulnerabile e quindi r
nelle sue caratteristiche rispetto all'adulto; per gli altri, come le larve di
efemenottero,è l'inverso. In questi casi, il continuum r-K è troppo semplice
per catturare la complessità delle strategie evolutive. Tuttavia, l'attenzione
della nostra ricerca attuale è sull'uomo, dove non esistono stadi di vita
chiaramente distinti, e pertanto il modello r-K sembra il più parsimonioso per
comprendere il loro comportamento.
La tavola seguente sintetizza le differenze tipiche tra gli organismi che seguono un
tipo di strategie [cfr. Pianka, 1970; Wilson, 1975].
Tav 1: differenze tipiche tra organismi che seguono strategie r (ad esempio
conigli, passeri), rispetto a strategie K (ad esempio elefanti, pappagalli)
Strategie r-K ed esperienze precoci
La scelta tra una strategia r e una K non c'è bisogno che sia interamente fissata nei geni (natura). Può anche essere (epigeneticamente) modellata dall' esperienza precoce (allevamento). Infatti, poiché l'ambiente cambia nella sua capacità portante e nel grado di rischio o di imprevedibilità per le generazioni, è utile per un organismo essere capace di adattare la propria strategia alla situazione attuale. Ciò può essere applicato in particolare agli esseri umani, che eccellono nell’adattamento.
Come
suggerito da Chisholm [1993, 1999], tali effetti biologici epigenetici possono
essere mediati da ormoni, i cui livelli dipendono dall'esperienza. Le strategie
r sono le più appropriate in un ambiente pericoloso e incontrollabile, dove c'è
poca garanzia di sopravvivere all'età adulta. Un tale ambiente crea stress, che
porta alla liberazione di ormoni glucocorticoidi, come il cortisolo [Sapolsky,
1996]. Pertanto, possiamo aspettarci che i bambini sottoposti a livelli
cronicamente elevati di tali ormoni dello stress siano indotti a sviluppare strategie r, mirando alla rapida riproduzione piuttosto che alla maturazione a
lungo termine. Biologicamente, questo può essere ottenuto aumentando i loro
livelli di ormoni sessuali: testosterone negli uomini, estrogeno nelle donne.
Ciò porta alla maturità sessuale precoce, ad un forte impulso sessuale,alla
tendenza all'aggressività e all'affrontare rischi negli uomini e
all'elevata fertilità nelle donne. Sul lato negativo, gli alti livelli di
ormoni sessuali sono associati ad una maggiore probabilità di malattie
cardiache e cancro, e quindi di una speranza di vita più breve.
Mentre
ci sono alcune prove che tali caratteristiche sono in realtà mediate dagli
ormoni, l'attenzione del presente documento non è sui precisi meccanismi
fisiologici, ma sull'ipotesi funzionale che gli ambienti stressanti durante
l'infanzia tendono a portare a comportamenti di tipo r durante tutta la vita.
Secondo la ben nota teoria di Bowlby [1969], una causa primaria dello stress di
infanzia è l'attaccamento insicuro alla madre. Ciò si verifica quando il
bambino non può contare sulla madre per il supporto quando ne ha bisogno e / o
dalla madre non gli è permesso esplorare il mondo da solo e sviluppare così
l'autonomia. Mentre tale trascuranza materna o eccessiva preoccupazione è di
per sé stressante, può indicare anche un ambiente esterno pericoloso, troppo
impegnativo per la madre per avere l'energia necessaria a prendersi cura del
figlio, o tanto rischioso di non poterle permettere la sua autonomia (nota**)
La mancanza di attenzione per il bambino può anche significare che la madre ha troppi altri bambini da curare, che è di per sé un segno di una situazione di tipo r. Pertanto, l'attaccamento insicuro, attraverso la sua stimolazione degli ormoni dello stress [Gunnar, 1998], è un'indicazione molto forte per il bambino che cresce in un ambiente in cui una strategia r è evolutivamente più appropriata [Belsky et al., 1991] . Cause meno immediate di stress infantile possono includere abusi sessuali, fisici o emotivi, malnutrizione, malattie, vivendo in vera povertà , in un ghetto o zona di guerra. Tutti questi possono essere considerati come segnali che saranno inviati al sistema ormonale per preparare il corpo e il cervello a investire la propria energia nella riproduzione a breve termine, trascurando obiettivi a lungo termine.
La mancanza di attenzione per il bambino può anche significare che la madre ha troppi altri bambini da curare, che è di per sé un segno di una situazione di tipo r. Pertanto, l'attaccamento insicuro, attraverso la sua stimolazione degli ormoni dello stress [Gunnar, 1998], è un'indicazione molto forte per il bambino che cresce in un ambiente in cui una strategia r è evolutivamente più appropriata [Belsky et al., 1991] . Cause meno immediate di stress infantile possono includere abusi sessuali, fisici o emotivi, malnutrizione, malattie, vivendo in vera povertà , in un ghetto o zona di guerra. Tutti questi possono essere considerati come segnali che saranno inviati al sistema ormonale per preparare il corpo e il cervello a investire la propria energia nella riproduzione a breve termine, trascurando obiettivi a lungo termine.
Al
contrario, un ambiente sicuro, curato e nutriente il segnale sarà che vale la pena
investire nello sviluppo a lungo termine, costruendo le riserve di energia e di
esperienza che possono portare ad una vita lunga e sana e che può essere
investito a sua volta in pochi bambini ben curati . Un possibile mediatore qui
è l'ormone della crescita, la cui presenza non solo stimola lo sviluppo di
muscoli, ossa e nervi, ma protegge dall'invecchiamento precoce. Al contrario, è
stato dimostrato che elevati livelli di ormoni dello stress arrestano lo
sviluppo di diversi tessuti e in modo particolare quelli nella regione ippocampale del
cervello [Sapolsky, 1996], responsabile del consolidamento delle memorie e
quindi della formazione dell'esperienza .
In sintesi, l'ubicazione dell'ambiente infantile sulla dimensione r-K sembra essere tradotta nel livello degli ormoni dello stress, che può influire sul compromesso tra gli ormoni sessuali e gli ormoni della crescita e quindi sul modello dello sviluppo in età adulta. Quando confrontiamo le popolazioni cresciute in ambienti stressanti come ghetti o regioni lacerate da guerre o sottosviluppate (ad esempio, Afghanistan, Congo, Sudafrica, Guatemala e la striscia di Gaza) con quelli in regioni pacifiche e ricche (ad esempio le parti più ricche di Europa occidentale e nord America), troviamo i tratti tipici associati al tradeoff tra r-K (tabella 1).
In sintesi, l'ubicazione dell'ambiente infantile sulla dimensione r-K sembra essere tradotta nel livello degli ormoni dello stress, che può influire sul compromesso tra gli ormoni sessuali e gli ormoni della crescita e quindi sul modello dello sviluppo in età adulta. Quando confrontiamo le popolazioni cresciute in ambienti stressanti come ghetti o regioni lacerate da guerre o sottosviluppate (ad esempio, Afghanistan, Congo, Sudafrica, Guatemala e la striscia di Gaza) con quelli in regioni pacifiche e ricche (ad esempio le parti più ricche di Europa occidentale e nord America), troviamo i tratti tipici associati al tradeoff tra r-K (tabella 1).
Le
persone allevati in circostanze difficili hanno in genere una minore
aspettativa di vita, sono meno alti, ma sono più probabili diventare obesi
quando hanno cibo sufficiente e hanno una cattiva salute. Tendono ad essere
considerati adulti più rapidamente (ad esempio bambini soldato), ad essere
meno istruiti, ad avere contatti sessuali più numerosi e precoci,
gravidanze anticipate e famiglie più grandi. I neonati hanno maggiori
probabilità di essere sottopeso, più inclini a morire, e più probabilità di
essere abbandonati o di ricevere poca attenzione. Inoltre, gli adulti hanno
maggiori probabilità di impegnarsi in attività rischiose e opportunistiche,più
attraenti a breve termine, ma dannose a lungo termine, con conseguenti livelli
più elevati di criminalità, militarismo, violenza, bande, abuso di droga, gioco
d'azzardo, fumo, bere , comportamenti sessuali rischiosi (ad es. promiscuità
senza protezione dell'AIDS), guida pericolosa e incidenti sul lavoro. Troviamo
queste stesse differenze nelle società quando consideriamo le classi sociali
più basse e le minoranze etniche, come i neri o gli ispanici negli Stati Uniti,
e gli zingari o gli immigrati arabi in Europa.
Mentre
molti di questi tratti, come la minore aspettativa di vita e la maggiore
mortalità infantile, possono essere spiegati semplicemente dalle difficoltà
oggettive dell'ambiente, altri aspetti non sembrano avere senso se non alla
luce dell'ipotesi r-K. Quando vivi in un ambiente povero e pericoloso in cui
esiste un minimo supporto medico, educativo o sociale, sembrerebbe razionale
avere meno figli che più figli e aspettare ad avere figli fino a quando non si
è in salvo e sicuri di poterci prendere cura di loro. Inoltre,
in un simile ambiente, ci si dovrebbe concedere meno possibilità di assumere
ulteriori rischi, come il sesso non protetto o il consumo di droga, che in una
società in cui esiste un'infrastruttura sofisticata per aiutare le persone che
si trovano nei guai.
Eppure, vediamo esattamente il contrario: più è sviluppata la società, più piccole sono le famiglie, più tardi avviene la prima nascita e le persone tendono a essere contrarie ad assumersi molti rischi.
Eppure, vediamo esattamente il contrario: più è sviluppata la società, più piccole sono le famiglie, più tardi avviene la prima nascita e le persone tendono a essere contrarie ad assumersi molti rischi.
Un'altra
differenza tra il modello r-K e una visione più tradizionale è il ritardo nel tempo: lo stress durante l'infanzia dovrebbe produrre comportamenti
riproduttivi di tipo r durante l'età adulta. Ciò può spiegare il boom del
bambino postbellico, che è durato all'incirca dal 1950 al 1965, cioè una generazione
dopo la depressione economica degli anni Trenta e la guerra che terminò nel
1945. Se l'aumento della natalità fosse dovuto solo a condizioni economiche
migliori, allora avrebbe dovuto durare almeno fino agli anni '70. Una spiegazione
alternativa è che lo stress sottoposto dai bambini piccoli nel periodo
1930-1945 ha elevato la loro fertilità in modo da prepararli ad avere grandi
famiglie per il momento in cui diventano adulti. La prossima generazione,
cresciuta in un ambiente più comodo e simile a K, era meno fertile, e questo
effetto è diventato più pronunciato in quanto lo sviluppo economico e sociale
continua. Tale continua riduzione della fertilità regolata dall'ormone potrebbe
addirittura spiegare la diminuzione osservata nel conteggio degli spermatozoi
nelle società occidentali [Carlsen et al., 1992], che di solito è attribuito
all'inquinamento. Un'alternativa, spiegazione basata sul modello r-K, potrebbe
trovare un sostegno nella constatazione che almeno in uno studio [Zheng et al.,
1997] il declino è correlato all'anno di nascita per gli uomini nati nel
periodo 1950-1970, ovvero la generazione la cui fertilità è diminuita di più.
Se
questa interpretazione generale è corretta, suggerisce una previsione
verificabile: dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la conseguente
crisi economica e politica, la fertilità diminuì decisamente nella maggior
parte dei paesi post-comunisti, a seguito dell'analisi razionale che è meglio
avere meno bambini in circostanze difficili. Tuttavia, l'ipotesi di r-K suggerisce
che questa sarà seguita da un nuovo boom del bambino che comincia adesso, in
quanto la generazione allevata durante quegli anni stressanti diventerà adulto e
questo boom durerà fino a quando una generazione allevata in circostanze più
sicure prenderà il sopravvento.
Si noti anche che l'ipotesi di
r-K sottolinea l'incertezza o il rischio come fattore principale, piuttosto che
pura povertà. Ciò significa che il comportamento r sarà meno pronunciato nei
paesi che hanno un PIL pro capite basso, ma anche una società prevedibile
e sicura, come lo stato indiano di Kerala o l'Europa orientale prima della
caduta del muro. D'altro canto,comunità relativamente ricche, ma più
instabili e violente, come il Sudafrica, alcuni paesi arabi e latinoamericani e
le città interne negli Stati Uniti, tendono a mostrare maggiormente caratteristiche r.
Nota
(**) Non basta il riferimento a Bowlby per venire a capo della questione;c'è bisogno di una migliore integrazione teorica tra trasmissione genetica e modificazioni epigenetiche...tenendo conto del fatto che inibiti (pavidi, evitanti,scarsa motilità e tendenti al controllo) o disinibiti (impulsivi,alta motilità,amanti delle novità) si nasce (J.Kagan,2011)(vedi)
Nota
(**) Non basta il riferimento a Bowlby per venire a capo della questione;c'è bisogno di una migliore integrazione teorica tra trasmissione genetica e modificazioni epigenetiche...tenendo conto del fatto che inibiti (pavidi, evitanti,scarsa motilità e tendenti al controllo) o disinibiti (impulsivi,alta motilità,amanti delle novità) si nasce (J.Kagan,2011)(vedi)